Suardi, Suardum, continua la storia del distrutto Borgofranco. Parlare d’un paese scomparso non è facile.
Borgofranco, Burgus Francus Laumellinorum, si trovava di fronte a Bassignana, sulla sinistra sponda del Po, come avamposto o testa di ponte. Era sorto con una robustissima rocca innalzata, al dire del Robolini, dai Langoschi contro i nobili Beccaria di fazione popolare. Nel secolo XIII sofferse terrificante saccheggio da parte dei milanesi negli anni 1213 e 1222. La rocca venne assediata e presa dai Tortonesi e dagli Alessandrini nel 1289. Fu campo di lotta tra i Visconti ghibellini e i guelfi comandati da Raimondo Cordona. Il 6 luglio del 1322 vi seguì una battaglia sanguinosa durata quattordici ore. Vinsero i ghibellini guidati da Marco Visconti obbligando il Cordona a ritirarsi da Borgofranco, che si arrese per deficienza di viveri.
Una compagnia di ventura inglese comandata da Albert Sterz, assoldata dal marchese di Monferrato nel 1363, venne a scorribandare vicino a Borgofranco. Nel 1436 fu dato dall’imperatore Sigismondo di Germania in feudo ai nobili Del Maino di Pavia, già signori di Bellinzago. Durante le guerre di successione al ducato di Milano nel 1447 il duca Ludovico di Savoia si impadronì di Borgofranco, che per il trattato del 30 agosto 1454 fu poi ceduto al duca Francesco Sforza. Nel 1655 furono qui concentrate tutte le truppe del principe Tomaso di Carignano e del generale Villa per muovere all’assedio di Pavia. Nel 1657 si stanziò l’esercito spagnolo contro Bassignana dove stava l’esercito francese. Negli anni 1658 e 1659 vi bivaccarono i soldati francesi e i savoiardi.
A Borgofranco si recò il valoroso Perpetuo Cancellieri per convenire col Duca di Nodilles sui confini dei due eserciti durante l’armistizio.
Nel 1799 qui si fermarono 7mila Russi, comandati dal generale Scubarf, che nei pressi di Bassignana furono sbaragliati dai Francesi l’11 maggio. Borgofranco nella storia ha subito parecchie inondazioni del Po, da obbligare a spostare le sue case e le sue chiese. Nel 1801 fu corrosa la terza parte, nel 1804 scomparve totalmente nei gorghi del Po, trasportandovi tutta la sua storia. Parte degli abitanti, man mano che venivano sloggiati si portavano a stabilirsi verso la costa nella regione detta la Madonna. Secondo il Pollini e il Tagliacarne, l’edificazione del nuovo paese sarebbe avvenuta negli anni 1814 e 1815, e la nuova località si venne chiamando Borgo per ricordare Borgofranco, di S. Maria di Suardi per determinare la nuova località. Ora per disposizione governativa del 1864 è chiamato Suardi.
Nell’archivio di Stato di Torino il chiar.mo prof. Del Ponte esumò una bella tavola mappale di Borgofranco del 5 giugno 1760. In questa sono segnate nel centro la chiesa parrocchiale, a sud la chiesa della confraternita, e verso nord la commenda gerosolimitana. Era un paese “molto popoloso e industrie a pianta regolare come un castro romano. Le vie si intersecavano ad angolo retto e il cardo maggiore (via maestra) era fiancheggiato da portici. Tutto l’abitato era cinto da mura e da fosse. Due porte davano ingresso al paese con una via larga e retta. Nell’angolo est nord stava la cittadella.
” I borghigiani, secondo il Tagliacarne, erano d’animo pronto e deciso, da far fuggire le guardie, quando il ministro napoleonico Prina aveva imposto gravosi balzelli sulla macinazione dei cereali. Suardi ha raccolto con onore le antiche glorie di Borgofranco. È composto da una via principale ampia e lunga. Nella piazza si innalza il monumento ai Caduti, nella colonna su cui domina l’aquila della vittoria. Il terreno è fertile, ma poco irrigabile; un giorno produceva vini discreti, per cui le case avevano il canvè (casa vini) casetta del vino. Ebbe anche uomini celebri. Un magister Jacob de Borgofrancho stampò in Pavia il “Sanctuarium Papiae” di Iacopo Gualle nel 1505. Il Portalupi loda Antonio Pavesi celebre professore di fisica in Roma, stimatissimo dai suoi contemporanei. Il Tagliacarne loda la Signora Paolina Torti, che fu una delle più zelanti propagatrici della coltura dei bachi da seta. Sono pur degni di memoria il notaio Paolo de Giorgi che fondò l’Opera pia per il soccorso degli indigenti, e il Professor D.Pietro Cantoni, che lasciò un reddito per varie opere di beneficenza.
PREPOSITURA DI S.BARTOLOMEO APOSTOLO – Vicariato di Pieve del Cairo
IN ORIGINE.
Per meglio studiare la storia di questo paese bisogna precisare subito che la parrocchia di Suardi raccoglie l’eredità di tre o quattro parrocchie le quali, distrutte in più riprese dal Po, si spostarono e poi si fusero per dar luogo a costruire la parrocchia e il comune attuale. Erano parrocchie e comuni Borgofranco, Villalunga, Suardi e Zebedo, tutti alla sinistra sponda del Po, che ha rilegato negli archivi la loro memoria, lasciando con regio decreto del 1864, che il nuovo paese si denominasse Suardi.
Richiamiamone le memorie religiose.
BORGOFRANCO E IL SUO S.BARTOLOMEO
Se non era la parrocchia più antica, era certamente la principale. Pare che non sia stata pievana, ma una dipendenza di Pieve del Cairo o della più vicina plebania di Sparoaria (Sparvaria), che fu pure travolta dal Po, dopo la metà del 1200. Nel 1237 la scomunica del vescovo di Pavia, S. Rodobaldo, fu pure comunicata “ai ministri della chiesa di Borgofranco”. La parrocchiale antichissima era dedicata a S. Bartolomeo Apostolo.
Secondo l’erudito Prof. Prelini, questa parrocchia dal tempo della donazione, fatta dall’Imperatore Ottone III di alcune terre al vescovo di Pavia Pietro III nel 977, doveva con la vicina Bassignana, dare ogni anno uno speciale omaggio alla tomba di S.Siro. In vero ogni anno ab immemorabili, gli abitanti di Borgofranco con speciale commissione e rito, dovevano mandare nelle feste di S. Siro a Pavia, un cereo di libbre ottanta al sepolcro del Santo.
Dal 1460 avevano trasandato l’obbligo che si dice risultare da istrumenti. Allora i Deputati del Consiglio di Provvisione di Pavia, pregano Andreolo Maino, consigliere e segretario del Duca di Milano, perché: “se degnasse scrivere opportunamente ad essi homini de lo borgo in tale modo et forma fazono dela obblatione in la festa predicta, che sarà a VIIII del mese de dicembre proximo.” La lettera è data da Papie die XV Novembre 1482 e si conserva nell’Archivio Civico di Pavia.
L’ANTICA PARROCCHIALE
Era come al solito fuori dalle mura del castello. Studiamola alla luce dei documenti.
Questa chiesa nella visita del 26 settembre 1460 fu trovata “assai ornata e gli altari ben parati”. Reggevano la cura due Rettori , che funzionavano nella stessa parrocchiale. Erano il prete Marco de Nebbiis, e il prete Giacomo de Frivolandis, che avevano proprie possessioni col reddito di fiorini 16 ciascuno. Uno di questi parroci doveva essere stato privato della sua parrocchia dal Po e si era stabilito coi parrocchiani a Borgofranco.
La parrocchia era composta da duecento famiglie, tutte ricevevano i Sacramenti eccetto alcuni giudei. Si conservava la S. Eucaristia, vi era il battistero ma non si teneva l’acqua del Battesimo. Il registro del 1544 parlava ancora dei redditi dei due Rettori in questo modo:
“Borgo Francho lumellina d. gerardus ex nob.Sti Nazari pro una medietate eccle. Sti Bartolomei 474 reducta ad libras centum viginti quinque, d.augustinus de tonsis pro alia medietate dicte eccle.56”.
Questa parrocchiale fu distrutta con altre chiese dal fiume Po, ingrossato anche dalle acque del Sesia, che scorrevano liberamente per le campagne fino a Cairo. Era circa il 1553.
LA NUOVA S. BARTOLOMEO
Dopo l’inondazione la Comunità pensò di riedificare la Parrocchiale nuova entro il castello. Fu visitata nel 1565 ed aveva il solaio sotto le tegole “solata sub tegulis” . La cappella maggiore era in volta e sopra l’altare eravi un’ancona di legno dorato abbastanza bella “satis pulebra” con la tavola che recava dipinta la Madonna col Bambino fra i santi Bartolomeo Ap. E Siro Vescovo. Questa tavola era documento della divozione dei borghigiani al protovescovo di Pavia. Aveva il battistero e il pulpito. Le famiglie erano discese a 120. Vi erano ancora i due Rettori. Uno era il prete Giovanni Antonio de (abrasione) e l’altro il prete Giacomo de Cavezalis. Presentarono al Visitatore “unam capsam de tolone” che conteneva queste reliquie:
“ 1 de loco ov’è morta la B.V.Maria”;
“2 de spelunca de sacto Gio.Battista”;
“3 de domo SS. Maria”,
“4 de sepulchro B.V. M.”
“5 de3 loco ove nasse la vergine Maria”;
“6 de colunna de flagellazione”;
“7 de monte ove Gesù ieiunò;
“8 de monte ove ascendette al cielo;
“9 de presepio domini;
“10 de loco ubi D.N.J.C. oravit in horto;
“11 crux argentea;
“12 ampulla parca;
“13 de digito sti stephani;
“14 altre anchora sine dicitura.”
In margine scritto da altra mano vi è che queste reliquie furono portate da Gerusalemme dal nobile cavalliere fu Giovanni Antonio de Vassallis e donati alla chiesa.
L’ATTUALE PARROCCHIALE
Come abbiamo visto, nel 1808 le chiese di Borgofranco erano tutte cadute. La Comunità stava vantando i propri diritti sulla Chiesa della Madonna delle Grazie, quando il demanio incamerava la chiesa e il convento. Allora il comune fece lite col demanio e vinse ottenendo il decreto regio che ridava la chiesa come sede della nuova parrocchia di Borgo Suardi.
L’incartamento della lite va dal 1810 al 1815. In questo tempo si accentrò l’abitato nuovo verso la Madonna; furono portati i paramenti e gli arredi della chiesa antica; e fu dedicata la chiesa delle Grazie a S. Bartolomeo Apostolo. Nell’interno fu ripulita, venne innalzato l’altare maggiore di buoni marmi con tempietto della parrocchiale di Borgofranco.
L’altare maggiore vecchio fu trasportato per fare l’altare della Madonna, come è ora; di fronte si innalzò quello del Rosario con la statua in legno dell’antica prepositurale e scomparvero gli altri altari. Fu restaurata più volte, e conserva qualche dipinto del nostro Maggi con la caratteristica dei suoi bellissimi angeli. Il Rev.mo Prevosto Teol. Gallaverna con delicato pensiero ha fatto trasportare in parrocchia l’ancona della Natività di Maria, mentre il Po distruggeva l’altra parrocchia che si chiamava S. Maria di Suardi. È l’unico ricordo di quella località; fu posta sulla parete del campanile e vi fu addossato un altare in pietra. Lo stesso Prevosto in fondo alla chiesa innalzava una devota edicola della Madonna di Lourdes con la scritta: “Ricordo delle SS. Missioni 1914”. In ultimo si modificò la facciata della chiesa nel 1928, facendone spiccare le linee cinquecentesche. Ora in memoria delle presenti solennità del cinquantesimo di prima messa e del quarantesimo di parrocchia del Teol. Gallaverna, si è ridata all’interno della chiesa la sua freschezza di colorito e di arte.
Una lapide di marmo nero ricorda il Prevosto Francesco Bosio da Mede che per 31 anni beneficò il paese. Fu posta dalla popolazione il 14 luglio 1849.
S. MARIA DI SUARDI
Meglio si diceva S. Maria de Zuardis. Non è l’attuale Suardi, né la Madonna di Suardi. Era un centro che distava da Borgofranco due chilometri e mezzo e dalla Madonna circa mezzo miglio. Un tempo era comune e parrocchia. Aveva un forte castello con le sue torri.
Nel 1565 non era più comune, ma era ancora parrocchia, “Ecclesia parrocchialis ad locum ste marie de Zuardis”. Era Rettore il prete Giovan Battista de Regibus. La parrocchia fu fondata dalla nobile famiglia Vassallo, che aveva il diritto della nomina del Rettore. Aveva il titolo della natività di Maria SS. E il popolo la chiamava anche S. Anna. Nel 1565 la chiesa era a tavelloni, desolata, e in parte minacciava rovina. Il presbiterio aveva il solaio, l’altare maggiore era senza icona, si trovavano pitture antiche e due angeli dorati. Vi era il battistero. Di fronte si erigeva un altro altare senza titolo, senza redditi, denudato. La casa del parroco era composta da tre camerette al piano terreno. Il Rettore per paura del Po stava a Borgofranco.
Nella visita del 1576 aveva l’ancona di buona mano col patrono inginocchiato a sinistra, che è quella ritrasportata in parrocchia e guastata da qualche mano posteriore. Lo Spelta dice che a’ suoi tempi era ancora parrocchia. La visita del 1635 dice che vi è solo la messa festiva. Il Po l’aveva rovinata: vi era un altare solo; e si ordinò di restaurare la facciata dipingendovi la Natività.
Nei registri del 1544 si dice che il reddito era di scudi 67 “D. Jacobus de Frivolandis p.cap. ste Marie 67”.
Quando fu distrutta aveva un reddito di L.409 ed era di patronato dei Marchesi Torti. Il Po, che man mano aveva rovinato il castello e il paese, travolse la chiesa sul principio del 1896.
Era lunga circa dieci metri. Il Casalis dice che questo luogo dipendeva dal Comune di Gambarana sino al 1759; ma non porta alcuna prova.